Trepidò

VillaggioPalumboInvernoTrepidò è una frazione del comune di Cotronei (KR), nonché un villaggio turistico montano al confine tra la Sila Grande e la Sila Piccola. Il villaggio fa parte del comprensorio turistico dei villaggi silani che si affacciano sul lago Ampollino e che comprende, oltre a Trepidò, Villaggio Palumbo Sila, Caprara, Villaggio Baffa, Villaggio Lopez e Villaggio Belcastro.

Sorto durante la realizzazione del lago Ampollino alla fine degli anni venti del secolo scorso, inizialmente era un villaggio di sole villette ad uso degli operai che lavoravano per la costruzione della diga. Il villaggio subì un forte sviluppo negli anni successivi la fine della seconda guerra mondiale, attirando turisti affascinati dal suggestivo lago Ampollino. L'interesse dei privati e la successiva realizzazione di villette turistiche e seconde case concentrò le attenzioni di molti investitori immobiliari, che nei dintorni del villaggio realizzarono altri villaggi turistici, i più importanti dei quali sono Villaggio Palumbo Sila, Villaggio Lopez e Villaggio Baffa.

Palumbo Sila venne realizzato come villaggio a supporto delle infrastrutture sciistiche che furono realizzate nella zona. Il villaggio divenne ben presto il baricentro del sistema turistico della zona, differenziandosi dagli altri villaggi per i maggiori servizi ricreativi, quali discoteche e bar, pista di bob estivo-invernale, e attività commerciali. Il villaggio si sviluppò su due aree diverse, distinte in Trepidò Soprano e Trepidò Sottano.

55756_nevicata_al_villaggio_palumbo_sila_cotronei.jpgVillaggioPalumboInverno.jpg101290689855.jpgsila-villaggiopalumbo.jpgvillaggio-palumbo.jpg

Santa Severina

Santa SeverinaSanta Severina è un comune della provincia di Crotone, in cui si trovano i resti di un antico e maestoso castello. La sua costruzione risale all'epoca della dominazione normanna (XI secolo) su una fortificazione preesistente di epoca bizantina. La costruzione bizantina è nota come oppidum ed è attestata da Erchemperto di Benevento testualmente come "oppidum beatae Severinae". 

Dopo il 1076, sulle sue rovine, Roberto il Guiscardo fece costruire un dongione le cui tracce sono state evidenziate durante i lavori di restauro. Una prova storica diretta è rilevabile nella cronaca di Amato di Montecassino mentre, sempre nel medesimo contesto, una prova indiretta è costituita da una chartula del 1130, edita dal Trinchera, nella quale l'edificio militare viene definito come "Rocca" che, come è noto, è un termine di provenienza scandinava. Nel periodo successivo alla costruzione del castello, è attestata, a Santa Severina, la presenza di Ruggero II, come viene reso noto da Ughelli e come è rilevabile parimenti negli Urkunden und Kanzlei König Rogers II von Sizilien che sono inseriti anche nelle "Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften zu Göttingen". Nel periodo svevo, il castellano di Santa Severina si chiamava Johannes de Ladda.
Tale notizia è rilevabile in un documento edito da Walter Holtzmann apparso in "Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven ud Bibliotheken". Nel corso dei secoli e dei passaggi dalle varie famiglie regnanti, ha subito varie modifiche. Si ipotizza che l'area dove sorse il Castello fosse già occupata in età greca, come fatto supporre da alcuni scavi condotti durante il restauro. Di notevole interesse sono i resti di una chiesa bizantina (con pareti affrescate) e di una necropoli dello stesso periodo storico. Di interesse gli scavi condotti, nel 2008-2009, dalla Soprintendenza archeologica nel cosiddetto "avamposto C" e nella "grotta del coniglio".
Altre ricerche archeologiche, nel corso del 2011, hanno evidenziato l'uso abitativo o funerario di numerosi anfratti della rupe, ora difficilmente raggiungibili ed a rischio di frana. Nel Castello ha sede il Museo Archeologico, dove sono esposti reperti - di proprietà dello Stato - provenienti dal territorio o rinvenuti nel corso degli scavi nella fortificazione. Sono visitabili alcune aree archeologiche (grotte, necropoli, chiesa bizantina, fondazione torre normanna etc.) messe in luce nel corso degli scavi condotti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria.

6.jpg02_04.jpgcastello-santa-severina.jpgSanta_Severina.jpgbattistero_santa_severina_1.jpgsantaseverina.jpg

Tempio di Apollo Alaios

tempioapolloalaiosNei pressi di Punta Alice, promontorio che sancisce il limite del golfo di Taranto, si trovano i resti perimetrali e la crepidine (ovvero il basamento) di un tempio di circa 46 metri x 19.
Immerso nella radura erbosa, l’antico monumento è testimone della fase storica in cui i coloni greci intrapresero scambi sociali e commerciali col popolo indigeno: i Brettii o Bruzi.
I reperti archeologici locali sono consevati nel museo di Cirò Marina.

Krimisa è il nome di una città antica che compare nelle fonti letterarie fra le fondazioni, nel territorio di Crotone, da parte dell'eroe omerico Filottete durante le sue peregrinazioni a seguito della guerra di Troia. A costui è anche attribuita la fondazione di un tempio dedicato ad Apollo Aleo ( alaios = protettore del mare e della navigazione), nel quale egli avrebbe consacrato il proprio arco e le frecce, ricevuti in dono da Eracle. Gli archeologi hanno identificato Krimisa nella zona gravitante attorno all'odierno centro di Cirò Superiore; il tempio di Apollo Aleo è stato invece riconosciuto nell'edificio templare scavato da P. Orsi nel 1924 sul promontorio di Punta Alice nei pressi di Cirò marina.

Il santuario di Punta Alice, che le fonti vogliono dedicato ad Apollo Alaios da Filottete, fu a lungo cercato, ma venne scoperto soltanto negli anni Venti, durante i lavori realizzati nella Mesola di S. Paolo, dal Consorzio Autonomo delle Cooperative Ravennati nell'ambito delle opere tese a prosciugare gli acquitrini che avevano reso il litorale calabrese inospitale e malsano. L'11 aprile 1923 infatti una raccomandata comunicava al Soprintendente P. Orsi la scoperta di alcuni mattoni e pietre nel promontorio di Punta Alice.

Gli scavi, realizzati nel 1924 completarono l'esplorazione del tempio e i risultati eclatanti di questa campagna rimasero fondamentali per la conoscenza dei luoghi del ritrovamento, mentre le successive indagini condotte da D. Mertens, nel 1977, hanno consentito una visione più compiuta ed esaustiva delle fasi costruttive del santuario.

Scavi_Apollonion_1924.jpgKrimisa07.jpgAcrolito-di-Apollo-Alaios.jpgscavi_Apollonion_1924-2.jpgkrimisa_2.jpgtempioapolloalaios.jpgArea-Arecheologica-Punta-Alice-gallery1.jpg

Caccuri

t5 crotone caccuri arroccate 4e4a68edccaee 20110816 025613Caccuri è un comune della provincia di Crotone, caratterizzato dalla torre del Castello, la chiesa di Santa Maria delle Grazie, il rosone della Badia di Santa Maria del Soccorso e i vari scorci paesaggistici e architettonici. L'atmosfera medievale del borgo viene ricreata, ogni anno, in agosto, nel corso della giornata medievale, manifestazione che richiama appassionati e curiosi.
È noto per il Premio Letterario Caccuri per la Saggistica, che si svolge ogni anno il 9 e il 10 agosto. Caccuri è uno dei borghi che offre ancora oggi peculiarità artistiche e ambientali del tutto insolite.
Il tessuto urbano, infatti, conserva le caratteristiche del vecchio centro costituito da un intreccio di strade e vicoli che portano tutti al castello, un imponente maniero risalente al VI secolo d.C. Il paese fu feudo di Polissena Ruffo (moglie di Francesco Sforza, di cui è ancora visibile la stanza nel castello) e delle famiglie Sangiorgio, De Riso, Spinelli, Cimino, Carafa, Cavalcanti (veri mecenati artistici del borgo), Barracco. È ricoperto principalmente da uliveti che costituiscono la principale fonte del reddito agricolo del paese. Attualmente il paese è diviso in quattro rioni: Centro storico, Croci, Parte, San Nicola. Ultimamente, con l'edilizia popolare e privata, si sta sviluppando particolarmente il rione San Nicola.

Arroccato su uno sperone, il borgo antico si presenta oggi all'occhio del turista un centro non ancora del tutto deturpato dal cemento armato. Gli ingressi al borgo un tempo erano tre: Porta Grande (attuale Piazza Umberto I), Porta Piccola (nei pressi del santuario di San Rocco) e Porta Nuova, così chiamata perché più recente rispetto alle prime due. Il paese è dominato dall'antico castello medioevale. Ai piedi del Castello vi è la Villa Comunale, un parco suggestivo per le sue rocce calcaree dalle forme insolite, che si stagliano tra il castello e i pini del parco, in cui ha sede il Municipio.

caccuri2.jpgcaccuri2.gifveduta_con_torre_in_primo_piano-2.jpgt5_crotone_caccuri_arroccate_4e4a68edccaee_20110816_025613.jpgimages.jpgcaccur02.jpg

Area Marina protetta Capo Rizzuto

AMBIENT1L'Area marina protetta Capo Rizzuto, istituita nel 1991 e gestita dalla Provincia di Crotone, ha un'estensione di quasi 15.000 ettari ed è la maggiore d'Italia per ampiezza. Si affacciano su di essa otto promontori, tra cui quello del parco archeologico di Capo Colonna, con l'unica colonna del tempio di Hera Lacinia rimasta in piedi; all'altro estremo del parco si trova Punta Le Castella, con il castello aragonese.

Si estende per circa 100 metri dalla costa ed è suddivisa in due aree principali.

A) Zona di Riserva integrale, a sua volta divisa in altre due parti: - una subito a sud di Capo Colonna; - l'altra più verso Capo Cimiti; che ricoprono circa 6 km di costa. In questa zona è vietato l'accesso, la navigazione, la balneazione e tutto ciò che può alterare l'ambito marino sottostante. Qui le visite sono guidate e regolamentate.

B) L'altra zona è chiamata " Riserva Generale", parte dal suolo di Crotone, fino alla parte ovest di Le Castella ricoprendo quasi 30 km di costa. Qui, in questa zona di "Riserva Generale", le limitazioni sono ridotte, rispetto alla zona di "Riserva Integrale", e si può anche esercitare la pesca da fermo o da traino.
Paesaggio e natura. L'importanza di questa riserva marina si può trovare sia nella ricchezza faunistica e floristica marina, sia nelle spiagge bianche dalle acque cristalline.

I fondali in questa zona sono molto bassi a differenza di tutti gli altri della costa Calabra, eccetto alcune zone rocciose; basti pensare che l'isobata dei 10 metri si trova dopo circa 1 chilometro. I fondali, comunque, sono molto ricchi, con praterie di posidonia. A secondo del fondale sabbioso o roccioso gli abitanti sono diversi. Tra la fauna spiccano i poriferi, cnidari, molluschi...; tra le presenze ittiche soragli, cernie, triglie, donzelle e il coloratissimo pesce pappagallo (di origine subtropicale). Mare cristallino, sabbia finissima color tiziano, scogliere scoscese e selvagge che si confondono con i colori cangianti del cielo: da questo paesaggio sembrano esalare i profumi di un tempo ed i ricordi della storia. Questo è ciò che l'Area Marina Protetta "Capo Rizzuto" offre al visitatore, un viaggio tra storia, leggenda, mito e archeologia, ma anche un percorso esclusivo attraverso un patrimonio naturalistico e biologico di notevole valore e preziosità. Sono soprattutto i fondali che rivelano le bellezze per le quali la riserva è un'oasi da proteggere e preservare. Essi sono caratterizzati da vaste praterie di Posidonia Oceanica, pianta marina, endemica del Mediterraneo, che ha un ruolo fondamentale nell'ecosistema. Il mondo sommerso dell'Area Marina Protetta è caratterizzato da ciliate e secche, che scavate dal mare e dalle correnti, creano labirinti di cunicoli e anfratti ed offrono un perfetto rifugio a molte specie di animali marini.

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